Oct
30
2012
Ivass, il nuovo organismo in cui confluirà l’Isvap col compito di vigilare sulle assicurazioni sarà presieduto da Fabrizio Saccomanni, Direttore Generale di Banca d'Italia, e a decidere le strategie del nuovo organismo di vigilanza sarà il Direttorio di Palazzo Koch integrato da due consiglieri nominati su proposta del governatore dal governo, previo assenso del ministro dello Sviluppo economico.
«C’è molto da fare in questo settore — afferma — perché c’è bisogno di un più attento controllo sulla stabilità finanziaria delle compagnie assicurative e sui cambiamenti di gestione e di governance». Quei cambiamenti cioè che sono richiesti dalla direttiva europea, la cosiddetta «Solvency II». «Si pensa spesso che le assicurazioni non corrano rischi, o comunque che ne corrano meno delle banche. Non è così, come purtroppo anche episodi recenti mostrano», dice Saccomanni, pronto a mettere a disposizione del mondo assicurativo, in queste settimane scosso dall’inchiesta sull’Isvap per la vicenda Fonsai, tutta l’esperienza della vigilanza di via Nazionale nei controlli sulla gestione finanziaria e appunto sugli sviluppi dei modelli organizzativi e di governance.
Perché avete chiesto di occuparvi anche di assicurazioni, le banche non vi bastavano?
«Non l’abbiamo certo chiesto noi. L’ha deciso il Parlamento, su proposta del governo, con una legge che risponde al trend che si è affermato a livello europeo: rafforzare le sinergie tra la vigilanza bancaria e quella assicurativa».
A che punto siete col nuovo Ivass e con l’assorbimento dell’Isvap?
«L’Isvap non verrà assorbito, ma si trasformerà nell’Ivass, che resterà un istituto di diritto pubblico, con autonoma personalità giuridica. Io lo presiederò, ma a decidere sulle linee strategiche della vigilanza assicurativa, assumendo i relativi provvedimenti, saremo in sette nel Direttorio integrato, sotto la guida del governatore. La legge chiede esplicitamente anche un piano di riassetto organizzativo che il Consiglio dell’Ivass dovrà varare».
I tempi?
«Entro il 4 novembre dovrà essere messo a punto lo statuto e varate le nomine. Per l’operatività del nuovo organismo è probabile che si arrivi alla fine dell’anno».
Sapete già come far funzionare la vigilanza assicurativa?
«C’è già un codice delle assicurazioni italiano e una vasta normativa europea, ma c’è molto da fare per realizzare le sinergie. All’inizio ci avvarremo della significativa esperienza e professionalità accumulata dello staff dell’Isvap. Ma poi dovremo uniformare modelli analitici e operativi. La Banca ha per tradizione svolto la sua funzione di vigilanza collegandola all’analisi statistica ed economica. All’Isvap, che dispone attualmente di risorse umane pari a circa il 5% di quelle della Banca d’Italia (350 persone), l’attività è stata prevalentemente di tipo normativo e amministrativo. Dovremmo anche rafforzare la funzione ispettiva e abbiamo l’impressione che all’Isvap ci sia bisogno di un massiccio investimento informatico. La stessa legge lo dà per scontato ».
E per quel che riguarda la finanza?
«Su questo fronte non vedo particolari problemi. Sappiamo cosa fare. Più complesso è il settore, nuovo per noi, dei danni e della Rc auto, un settore in cui le frodi abbondano— col risultato di far lievitare le tariffe—e in cui emerge un delicato e singolare rapporto tra cliente, che è obbligato a chiedere l’assicurazione, e la compagnia che è obbligata a fornirla, ma può fissarne le condizioni e il costo».
Che farete con la vostra quota in Generali? C’è conflitto di interesse?
«Un conflitto può esserci, non lo nego. Stiamo esaminando e discutendo anche con il governo come eliminare ogni rischio di conflitto; sono allo studio varie soluzioni, sulle quali preferirei non fare commenti al momento. Le assicuro comunque che all’entrata in vigore dell’Ivass, la soluzione sarà trovata». Per la Banca d’Italia sono in arrivo grossi cambiamenti anche per il trasferimento alla Bce delle decisioni sulla vigilanza bancaria.
Cosa succederà?
«Il progetto prevede che la vigilanza sulle banche dell’eurozona venga effettuata dalla Bce avvalendosi della collaborazione delle autorità nazionali. La responsabilità per le decisioni sarà assunta dal Consiglio direttivo della Bce dove siede il nostro governatore. Le decisioni saranno istruite da un comitato di supervisori dove la Banca d’Italia sarà presente. L’operatività concreta di vigilanza potrà essere svolta direttamente dalla Bce o essere decentralizzata alle autorità nazionali».
Per la Banca d’Italia significa più o meno impegno?
«In una riunione di lavoro con gli ispettori della Banca ho detto: imparate il tedesco perché d’ora in poi dovremo vigilare anche sulle banche della Germania. Ma al di là delle battute l’impegno della vigilanza non diminuirà, anzi».
Lei fa parte del «High Level Group on Supervision» presso la Bce. Avete già iniziato a lavorare?
«Stiamo lavorando da agosto sulle modalità con cui attuare la vigilanza a livello integrato. Dobbiamo inoltre predisporre il parere che il Consiglio direttivo della Bce dovrà dare sul progetto di regolamento in tema di unione bancaria predisposto dalla Commissione europea».
Ma è vero che il modello base della nuova vigilanza europea è quello italiano?
«L’armonizzazione delle pratiche di vigilanza è un aspetto cruciale per il modello europeo. La Banca d’Italia può avere un ruolo importante nell’impostazione delle metodologie perché ha da tempo codificato in un manuale le modalità operative della vigilanza. Siamo pronti a metterlo a disposizione dell’eurosistema ».